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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

Guardare e vedere

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Ancora una volta, in questi mesi, sperimento la poco piacevole sensazione di dover affrontare gli impegni quotidiani con una ridotta capacità visiva. Era già successo a fine 2020, quando avevo subito il distacco della retina dell’occhio destro ed è successo di nuovo a febbraio di quest’anno, con lo stesso problema che ha però coinvolto l’occhio sinistro. Allora quell’inconveniente, complice il lockdown che stavamo vivendo, fu uno stimolo per impegnarmi nella scoperta di nuove modalità di comunicazione come podcast audio, conferenze online e video didattici, questa volta ho invertito la rotta ed ho preferito lavorare un po’ di più su me stesso, prendendo spunto – tra gli altri – da due insegnamenti provenienti da tempi e luoghi assai distanti tra loro, ma legati da interessanti affinità. Il primo è quello di don Juan Matus, come lo racconta Carlos Castaneda, che afferma: “ Essere un guerriero vuol dire essere umile e vigilante.Fate che i vostri occhi siano liberi: che siano delle vere

Cosa ci insegna il giardino

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“Segui il tuo destino, bagna le tue piante, ama le tue rose. Il resto è ombra di alberi estranei.” (Fernando Pessoa) “Come è in alto, così è in basso”, recita un antico detto sapienziale. Io non ho la conoscenza e l’esperienza necessaria per abbeverarmi a queste fonti di saggezza, e così mi limito ad osservare il mondo intorno a me, ad analizzare la Natura ed a cercare di comprendere le sue leggi. Non sono certamente originale in questa scelta, da secoli monasteri e conventi – tanto ad Oriente quanto ad Occidente – sono affiancati da orti e giardini, a volte ricchi di fontane zampillanti e lussureggiante vegetazione, come nella Alhambra di Granada . altre volte creati solo da ghiaia grigia e scabre rocce, come nel caso dei karesansui giapponesi. Mi piace coltivare il mio piccolissimo giardino, fatto di vasi e fioriere disposti in bell’ordine sul terrazzo, imparando dalla forza lenta del bonsai che rinasce ad ogni inverno, dall’esuberante papiro che svetta beffando il vento, dall’orchid

Do ut des

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E’ indiscutibilmente vero che il Cercatore non può delegare ad altri il compimento della sua Opera.  Qualunque risultato raggiunga, questo deve essere frutto del suo cammino, del suo estro, delle sue intuizioni, della sua perseveranza. Altrettanto indiscutibilmente vero è che far parte di una Scuola, di una Fraternità, di un Gruppo potenza esponenzialmente le risorse del singolo. Così come un gracile ramo è destinato a spezzarsi se si allontana troppo dal tronco da cui si origina, così lo scambio ricco e vivificante con chi percorre la nostra stessa Via è condizione necessaria – quando non indispensabile – per ottenere nuovi stimoli ed energie. Per questo non comprendo, e credo mai comprenderò, chi si dedica “part time” ad impegni che meriterebbero ben altra dedizione, chi diserta lezioni e incontri di pratica, chi ha quasi sempre altro di più importante da fare, che si culla credendo che la Scienza possa bonariamente esserci infusa dall’alto in una sorta di Pentecoste che dona – ipso

Allievi che tornano, una piacevole conferma

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  Qualunque insegnante, anche se ha diverse decine di allievi, anche se ha decine di anni di insegnamento proverà sempre un misto di delusione e tristezza quando un suo allievo - principiante o esperto - lascia il suo corso. A maggior ragione quando questo abbandono è improvviso e immotivato, una sorta di " ghosting " di cui non si riesce a trovare una spiegazione e a volte ci fa temere anche sia successo qualcosa di poco piacevole. A fronte di queste spiacevoli emozioni, certamente più rare sono quelle che si provano quando un allievo torna a chiederci di praticare con noi, magari dono diversi anni dal suo abbandono. Capita così di aver salutato bambini e ritrovare uomini o donne, magari già con figli, una sensazione a volte davvero straniante. E' un evento che ci conferma che abbiamo lavorato bene e dovrebbe stimolarci a orientare il nostro percorso sul tatami in maniera da lasciare sempre una impressione positiva in chi divide con noi la pratica., o quanto meno ad i