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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Si vis pacem, para bellum

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 Si dice spesso che la televisione è stata una cattiva maestra (e non che adesso il Web sia meglio, anzi… ma questa è un’altra storia…) e l’affermazione è per certi aspetti condivisibile, specie quando è accaduto che abbia mostrato eventi ed accadimenti senza illustrare la tattica e la strategia che ne erano alla base. Prendiamo ad esempio le serie di cartoni animati provenienti dal Giappone che erano il trastullo quotidiano degli odierni over 40, allora ragazzini: invasioni aliene che ad ogni puntata attaccavano la Terra con un robottone e venivano puntualmente sconfitti. Cazzo, avete la disponibilità di un robottone a puntata, aspettate una settimana e il lunedì successivo attaccate in gruppo! Osservazione corretta se l’obbiettivo era quello di conquistare il nostro pianeta, meno opportuna se lo scopo era – come in effetti era – quello di assicurare il proseguimento della saga (ho scritto saga, per quell’altra attività identificata con un cambio di vocale c’era colpo grosso in orari

Awase, o del piacere di stare insieme

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Qualche giorno fa ho partecipato ad una pratica all'aperto diretta dall'amico e Maestro Tony Giacoia. Come in tutti i casi della vita, ho avuto modo di vivere questo evento sia nell'aspetto omote che ura. L'aspetto omote, quello evidente agli occhi di tutti è e la coinvolgente passione di Tony, che dentro e fuori dal tatami è un esempio di praticante ed insegnante più unico che raro a cui fanno riflesso l'impegno dei suoi allievi, che nonostante la situazione non ideale non si sono risparmiati in oltre due ore di pratica intensa e partecipata. L'aspetto ura, quello un po' meno manifesto ma altrettanto evidente a chi avesse avuto occhi per vedere ed un minimo di esperienza per comprendere è la rigorosa perizia di Tony, il suo essere attento ad ogni particolare, il suo non lesinare consigli ai principianti e cura dei particolari ai più esperti, mostrando e spiegando sempre i principi alla base di ogni tecnica mostrata, trovando il modo di non far sentire nessu

Gutta cavat lapidem

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 L'apprendimento di molte Arti, non solo marziali, da secoli, in Oriente quanto in Occidente, procede con una dinamica che si basa sulla ripetizione costante di gesti elementari. Una ripetizione che a volte sembra oscillare tra la noia e la alienazione, in cui un singolo movimento viene ripetuto all'infinito. Capita però che al termine della giornata di lavoro, del seminario di studio, dell'ora di pratica, l'allievo sconcertato si renda conto che già dopo poche decine di minuti la memoria di quel gesto si fa vaga, sfuggono del movimento alcuni particolari che si percepiscono essenziali, che la dinamica e la sequenza delle azioni non siano riproducubili con certezza. Succede a tanti, a ciascuno in modo diverso ma con identico risultato: lo sconforto, lo scoramento, il timore di aver perso tempo, il dubbio di riuscire mai a procedere lungo la strada che porta alla maestria, il dispiacere di deludere il proprio insegnante. A questi tanti, ed a chi scrive per primo, propong