08 Si vis pacem para bellum

Prendendo spunto da una lettera che Umberto Eco scrisse nel 1963 a suo figlio Stefano, appena nato, riflettiamo su come la pratica marziale può aiutarci ad essere persone più pacifiche e tolleranti.




Lettera a mio figlio di Umberto Eco (da "Diario minimo") Caro Stefano, si avvicina il Natale e presto i negozi del centro saranno affollati di padri eccitatissimi che giocheranno la commedia della generosità annuale essi, che hanno atteso con gioia ipocrita quel momento in cui potranno comperarsi, contrabbandandoli per i figli, i loro trenini preferiti, i teatri dei burattini, i tiri a segno per frecce e i ping pong casalinghi. lo starò a vedere, perché quest'anno non è ancora il mio turno, tu sei troppo piccolo, e i giocattoli Montessori non mi divertono più che tanto, forse perché non provo gusto a metterli in bocca, anche se l'avvertenza mi comunica che non mi andranno giù. No, debbo aspettare: due, tre, forse quattro anni. Poi verrà il mio turno, passerà la fase dell'educazione materna, tramonterà l'era dell'orsacchiotto e sarà il momento in cui incomincerò a plasmare io, con la dolce sacrosanta violenza della patria potestas, la tua coscienza civile. E allora, Stefano... Qu il testo integrale; https://www.poesie.reportonline.it/poesie-di-umberto-eco/lettera-a-mio-figlio-di-umberto-eco.html

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