"Dei princìpi delle Arti e dei Mestieri”

 



“E’ noto ad ognuno, per averlo su sé stesso sperimentato, che l’Arte – quando correttamente applicata – non può prescindere dalla applicazione di princìpi che sono – nella loro natura - universali e perenni. 

Al cangiare dell’Arte mutano le applicazioni pratiche, ma i principi rimangono stabili, con le loro regole note a chi li abbia ben compresi. Nell’Arte vi deve essere necessariamente economia, il che equivale a dire che non vi deve essere né troppo e né troppo poco, poiché nell’uno e nell’altro caso l’opera sarebbe irrimediabilmente persa. 

L’arciere che tende troppo l’arco lo spezza, quello che lo tende poco non riuscirebbe a scoccare la freccia; il medico che esagera con le sue pozioni avvelena il paziente, quello che risparmia le dosi non guarisce il malanno; lo scultore che colpisce con eccessivo vigore spacca il marmo, quello troppo debole neppure lo scalfisce. 

Nelle Arti, quali che siano, vi deve essere comprensione e rispetto del Tempo, dello Spazio e della Misura del gesto; chi manca in questo manca in tutto, e nulla potrà rimediare a tale fallo; non vi è eccezione a questa regola, che si tratti delle Arti di Efesto, di quelle di Minerva, di quelle di Venere o di Marte suo amante. Nell’Arte delle armi infatti, si rivela questa verità a prezzo della vita dell’incauto che la ignori, e non vi è maestria tale da poter trascurare questo ammonimento. 

Chi ben conosce l’arte della spada attende il giusto tempo, lo spazio adeguato e la misura adatta per portare il suo colpo con successo; pochi istanti o pochi centimetri son la differenza tra la vittoria e la sconfitta, tra il trionfo e la vergogna, tra la vita e la morte. Chi sa, sa attendere il momento propizio, sa raggiungere la posizione favorevole, sa colmare la misura necessaria.”


(“Dei princìpi delle Arti e dei Mestieri” di Bartolomeo da Selvestro, mantovano. 1510 (?) Adattamento del curatore)

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